f.a.q.  Quale è il vero compito degli amministratori e degli apicali nell’applicazione del D.Lgs. 231/2001 che consente la vigilanza dell’Organismo a ciò deputato?

Pur riscontrando un numero crescente di amministratori e dirigenti d’impresa che manifesta un atteggiamento di interesse nei confronti del Decreto e si dichiara convinto dell’importanza di applicare il D.Lgs. 231/2001 – il Decreto come è noto non è normalmente obbligatorio – è purtroppo ancora molto diffuso nell’articolato processo di attuazione del Modello di Organizzazione e Controllo – responsabilità diretta del management – un comportamento piuttosto attendista e passivo. In tal caso, pur in presenza di un organismo di vigilanza volenteroso ed impegnato, diventa estremamente difficile assolvere al mandato ricevuto dal Consiglio di Amministrazione. L’organismo fatalmente non riesce ad avere “grip” e “scivola” inesorabilmente sull’organizzazione come acqua sullo specchio. L’impianto del Decreto in parola e la sua ampiezza di applicazione non possono prescindere invece da un impegno diretto e costante degli amministratori e degli apicali. Oggi dovrebbe essere parte integrante del loro lavoro e della loro responsabilità. Inserito quindi negli obiettivi a loro assegnati e oggetto di valutazione ai fini del riconoscimento del premio annuale. Solo loro infatti gli unici che possono realmente garantire la diffusione e l’applicazione delle prescrizioni del Modello di Organizzazione e Controllo all’interno del loro ufficio, della loro direzione. Sono loro dunque che assicurano l’attivazione del sistema di prevenzione che consente l’emersione per tempo delle criticità e della lacune di controllo. Solo così la vigilanza può espletarsi in modo ottimale e favorire il ciclo virtuoso che permette la costruzione della condizione esimente, evitando la costante e sterile rincorsa alle informazioni o, peggio, l’esame di fatti aziendali risalenti nel tempo che fatalmente deprimono la funzione di prevenzione che l’intero sistema organizzativo deve garantire nell’ambito della gestione d’impresa. Si evitano peraltro costi alla fine inutili e si privilegia la logica dell’investimento in cultura, trasparenza e legalità.